Ieri, a metà turno nel negozio di alimentari di lusso dove lavoro part-time, è successa una scena che non dimenticherò. La mia suocera, Denise, ha fatto un’entrata teatrale, quasi come fosse la regina del negozio. Ha attraversato le porte con il solito look sfarzoso, piena di gioielli e con un’aria di superiorità che sembrava chiedere l’attenzione di tutti.
Non era mai venuta al mio lavoro prima d’ora, e il suo arrivo mi ha fatto intuire che non sarebbe stata una visita amichevole. Denise è una persona che trova sempre il modo di farmi sentire inadeguata per suo figlio, Jack, mio marito. Con lui siamo sposati da cinque anni, ma lei non ha mai nascosto il suo disappunto su di me, e il fatto che Jack cerchi di evitare il conflitto mi ha sempre irritato. Mi dice solo «è fatta così» – ma ieri non sono riuscita a ignorarla come al solito.
Denise è venuta dritta verso di me con un sorriso malizioso e ha buttato sul bancone due costose lattine di caviale. «Cara,» ha detto, dolce come mai, «occupatene tu.» All’inizio non capivo cosa intendesse, finché non ha aggiunto, con quel tono sdegnoso, che voleva che pagassi io il caviale.
Non ci ho visto più. Ho fatto un sorriso ampio e, rivolgendomi a tutti i presenti, ho detto: “Signore e signori, oggi abbiamo un ospite speciale! La mia cara suocera Denise è venuta a comprare due scatole del nostro caviale migliore e ha chiesto che sia io, sua nuora cassiera, a pagarle. Applaudiamola per la sua grande generosità!”
Per un istante, il negozio è rimasto in silenzio, ma poi qualcuno ha iniziato ad applaudire e presto tutto il negozio era in festa. Il viso di Denise si è colorato di un rosso acceso mentre afferrava la borsa e, con passo deciso, è uscita dal negozio senza una parola. Ho continuato a sorridere mentre il mio manager, passando, mi ha fatto l’occhiolino e ha detto: «Promettimi di non metterti mai contro di me!».
Tornando a casa, ho raccontato tutto a Jack. Mi aspettavo una sua reazione stizzita, ma, con mia sorpresa, ha solo sorriso e ha detto: «Credo che ci lascerà in pace per un po’». E aveva ragione: da quel giorno, Denise non si è più fatta viva né con messaggi né con visite.